AET abbassa le tariffe di acquisto dell’energia.

Il fotovoltaico conviene ancora?

È notizia delle ultime settimane che la tariffa di remunerazione dell’energia solare prodotta nel 2023 è stata abbassata a 8,54 cts/kWh dai 22,471 cts/kWh del 2022. La decisione di AET ha fatto storcere il naso a molti proprietari di impianti fotovoltaici, inducendoli addirittura a pensare che, in fin dei conti, il solare non sia più così conveniente. Con l’articolo di oggi vogliamo spiegare perché non è il caso di essere disfattisti e perché il fotovoltaico rimane conveniente.

Partiamo dal dato incontrovertibile. Certamente quest’anno si guadagnerà meno dalla vendita ad AET di energia in esubero prodotta dal proprio impianto: l’abbassamento della tariffa è importante. Tuttavia – e questo è stato fatto presente più volte da AET – i 22,471 cts/kWh erano una cifra eccezionale generata da alcune delicate situazioni politiche internazionali, in particolare dalla guerra in Ucraina. Infatti, dando un’occhiata allo storico si legge che nel 2021 AET acquistava energia ai proprietari di impianti a 11,032 cts/kWh, nel 2020 a 5,146 cts/kWh e nel 2019 a 6,439 cts/kWh. Risalendo fino al 2014, le cifre sono comprese tra i 5,92 e gli 8,08 cts/kWh.[1] Sicuramente il mercato è soggetto a fluttuazioni notevoli, ma dall’analisi di questi dati si conferma che la vera anomalia si è verificata nel 2022 per i motivi menzionati. Infine, considerando che il boom di installazioni di impianti fotovoltaici risale ad almeno 3-4 anni fa – periodo in cui già si discuteva della sua convenienza sia ecologica che economica e in cui la tariffa di acquisto di energia solare era più bassa rispetto a quella odierna – non si sono create nuove condizioni per rinunciare all’investimento.

Ci teniamo poi a ricordare che è la percentuale di autoconsumo a rappresentare la principale fonte di ammortamento dei costi dell’impianto: rinnoviamo dunque l’invito all’ottimizzazione degli autoconsumi concentrando questi durante il giorno. Sul lungo termine, piccoli accorgimenti come la programmazione dei cicli di lavaggio nelle ore diurne fanno la differenza. Questo è essenziale anche alla luce del recente rincaro della bolletta dell’energia elettrica: infatti, si è passati dai 28,52 cts/kWh nel 2023 ai 30,83 cts/kWh nel 2024.[2] Inoltre, ricordiamo anche l’importanza degli incentivi cantonali e federali nel contesto dell’ammortamento dei costi: a tal proposito dedicheremo un approfondimento in futuro.

In molti si stanno chiedendo se, dato il recente cambiamento, non sia arrivato il momento di investire nei sistemi di accumulo. IngEne rimane ancora critica su questo fronte per vari motivi. Innanzitutto, i prezzi sono piuttosto elevati: in linea di massima, il costo di una batteria da 10 kW non scende sotto i 5’000 franchi. A questi vanno aggiunti i costi di installazione. Anche sul piano ecologico non ci sono vantaggi: in assenza di sistemi d’accumulo, l’energia prodotta dal proprio impianto viene immessa in rete e sfruttata da altri utenti. Anzi: a voler essere pignoli, la produzione di batterie ha un impatto ecologico ed energetico molto rilevante. L’estrazione del litio è un processo piuttosto complesso e che comporta il dispendio di ingenti quantità di acqua. Il litio, poi, viene estratto perlopiù in Sudamerica, e deve poi essere convogliato alle nostre latitudini: l’operazione comporta un ulteriore dispendio energetico. Per questi motivi, IngEne crede che l’investimento in un sistema di accumulo non sia una misura necessaria per contrastare l’abbassamento della tariffa di vendita di energia fotovoltaica.

Con questo articolo speriamo di aver fatto sufficiente chiarezza. Invitiamo lettori e lettrici a inoltrarci le proprie riflessioni e le proprie critiche a riguardo. Siamo disponibili in ogni momento per un confronto e, eventualmente, per una consulenza riguardo all’installazione di un impianto fotovoltaico.

[1] Fondo Energie Rinnovabili – Dati .

[2] Articolo Ticinonline (edizione 6 settembre 2023).

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Il fotovoltaico continua a brillare.